I leoni di Sicilia: storia della grande ascesa e della rovinosa caduta dei Florio

La saga dei Florio

Ho appena terminato di leggere l’ultima pagina della saga dei Florio raccontata da Stefania Auci e già ne sento la mancanza. Che storia incredibile è stata quella della famiglia Florio! Una storia densa di emozioni che ti prendono, ti coinvolgono, ti catapultano in un mondo che sembra così lontano ma che in realtà è molto più vicino di quanto si possa pensare. La storia di una grande ascesa, frutto di fatica, impegno e dedizione, ma allo stesso tempo di una rovinosa caduta che lascia tanta amarezza e tanto dolore, perché più è alto il punto da cui si cade e più ci si fa male.

La famiglia Florio ha lasciato un segno profondo nella storia della Sicilia e soprattutto di Palermo ed è per questo motivo che in molti si sono cimentati nel racconto della loro vicenda. Una delle versioni più riuscite è indubbiamente questa  di Stefania Auci che con i suoi due romanzi, I leoni di Sicilia pubblicato nel 2019 e L’inverno dei leoni pubblicato nel 2021 ha conquistato il grande pubblico. Basti pensare che il primo romanzo, I leoni di Sicilia, è diventato fin da subito best seller con 7 edizioni nel primo mese e traduzioni in numerose lingue.

I Florio: storia di una grande ascesa e di una rovinosa caduta

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Tutto ha inizio nel 1799 quando Paolo Florio, insieme al fratello Ignazio, alla nipote Vittoria, alla moglie Giuseppina e al figlio Vincenzo, lascia Bagnara Calabra, devastata da un terremoto, per cercare fortuna a Palermo. Qui aprono un’aromateria di spezie, in via dei Materassai, e sebbene non siano accolti nel migliore dei modi dagli stessi palermitani, riescono a conquistarsi uno spazio con grande spirito di sacrificio e tantissima voglia di riscatto. La morte prematura di Paolo lascia tutto sulle spalle di Ignazio prima e successivamente del figlio Vincenzo, un giovane audace, intraprendente, ma anche lungimirante e soprattutto abilissimo negli affari. Da questo momento in poi ci saranno sempre un Vincenzo e un Ignazio nella famiglia Florio.  Sarà proprio Vincenzo a costruire un impero economico: dapprima ingrandendo l’aromateria, poi commerciando zolfo, prendendo in gestione tonnare, costruendo una compagnia di navigazione, producendo marsala e cognac e tessendo rapporti con tutta l’Europa.

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Sarà il figlio Ignazio II a consolidare l’impero economico, espandendo gli orizzonti, stringendo alleanze e restando sempre vicino ai suoi operai. Una grande ascesa che porta tanta ricchezza nelle casse della famiglia ma anche tantissimo lavoro per gli abitanti di Palermo e della Sicilia. I Florio costruiscono ricche dimore, danno grandi ricevimenti, ospitano regnanti e personaggi illustri, finanziano la costruzione di grandi teatri e sono ammirati da tutti. A Palermo non c’è una strada che non parli di loro.

Ma il vento è destinato a cambiare e in poco tempo tutta questa ricchezza finirà per sgretolarsi su se stessa, lasciando solo macerie e il ricordo di ciò che fu. Quali sono le cause di questa rovinosa caduta? E’ piuttosto facile puntare il dito contro l’ultimo discendente dei Florio, Ignazio III, figlio di Ignazio II e nipote di Vincenzo. Ignazio III ha un carattere decisamente diverso rispetto al padre e al nonno: amante della bella vita, del lusso, del benessere e soprattutto delle belle donne, spende molto denaro per mantenere sempre elevatissimo il suo stile di vita. Prende in mano le redini dell’impero finanziario quando è poco più che ventenne, a causa della prematura morte del padre e, complici l’inesperienza, la poca attitudine agli affari, l’arroganza e soprattutto una serie di scelte sbagliate, porterà la famiglia alla rovina.

Ma è davvero l’unico artefice? Un evento di tale portata può essere stato causato dal comportamento di un singolo individuo? C’è da dire che in quegli anni sono cambiate molte cose: sono venuti a mancare gli aiuti politici che il padre si era costruito con tanta fatica; la politica stessa è cambiata a livello nazionale e di conseguenza sono cambiati gli equilibri in Italia e nel resto d’Europa. Che cosa sarebbe accaduto se al comando ci fosse stato Ignazio II o Vincenzo? Ne sarebbero usciti a testa alta come sempre oppure anche loro avrebbero perso tutto il patrimonio? Questo non lo sapremo mai. Tutto quello che sappiamo è che i Florio sono stati una grande famiglia e il loro nome rimane nella storia, sebbene tutte le loro proprietà siano state vendute e smantellate.

Un romanzo storico

Sia I leoni  di Sicilia che L’inverno dei leoni sono romanzi storici e come tali raccontano la storia di Palermo, della Sicilia e in parte anche dell’Italia dall’inizio dell’800 fino alla metà del ‘900. Ripercorriamo le vicende che hanno animato il nostro paese, con le numerose rivolte nell’800 sempre represse nel sangue, l’arrivo di Garibaldi, le difficoltà del neonato governo italiano, la devastante prima guerra mondiale e l’ascesa del fascismo. E in tutto questo lungo periodo un ruolo importante ce l’ha avuto la politica, vero e proprio burattinaio delle nostre esistenze.

Stefania Auci è molto brava a intrecciare la parte storica con quella più romanzata, senza tralasciare fatti importanti ma allo stesso tempo senza essere mai troppo didascalica. Quello che ne viene fuori sono dei romanzi gradevolissimi, coinvolgenti e appassionanti, da leggere dalla prima fino all’ultima pagina.

Il ruolo delle donne

Si dice spesso che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna. Non ho mai amato questa frase perché sembra volere essere una magra consolazione per il ruolo apparentemente marginale delle donne che vivono accanto a uomini di potere. In questo caso però questa frase riesce abbastanza calzante. La vicenda si svolge in un periodo e in un contesto storico in cui le donne hanno davvero un ruolo marginale. Quello che si chiede loro è di mettere al mondo figli sani che possano garantire il futuro della famiglia. Le donne Florio però sono molto di più. Tenute sempre all’oscuro dagli affari, infinitamente pazienti, creative, intraprendenti, saranno protagoniste della vita sociale, organizzando banchetti perfetti, intrattenendo ospiti prestigiosi e affascinando con la loro bellezza e le loro doti. Se i mariti riescono a coltivare rapporti con i membri più influenti della società e dell’economia è anche grazie al loro prezioso contributo. E questo è davvero molto di più di quanto possa sembrare.

Impariamo così a conoscere Giulia Portalupi, l’unica che riesce a scalfire il cuore di Vincenzo, che dovrà attendere parecchio prima di arrivare all’altare ma che saprà essere la compagna perfetta per l’ascesa al potere. Conosciamo anche Giovanna D’Ondes Trigona, moglie di Ignazio II, sposata per potere permettere ai Florio di imparentarsi con la nobiltà. E soprattutto donna Franca, alta, bella, elegante e intelligente, che tanto dolore dovrà patire nella sua vita. 3 donne così diverse e a loro modo decisive.

Spunti di riflessione

La molteplicità delle argomentazioni trattate fa nascere altrettanto molteplici spunti di riflessione. Quella che viene fuori da questo lungo racconto è una Palermo ricca di contraddizioni, come era nel passato e come ancora oggi è: da un lato la ricchezza, i lussuosi banchetti, gli abiti luccicanti, le case arredate con i mobili più pregiati, e dall’altra la povera gente, che fatica, che vive di stenti, che si aggrappa ad un lavoro che è tanto faticoso ma che è l’unico modo per sopravvivere. Viene fuori anche una nobiltà in decadenza, ancora orgogliosamente aggrappata al prestigio di un nome e di un titolo, ma sommersa dai debiti.

Non mancano di certo le emozioni, sia quelle positive che quelle negative. In particolare sono i momenti più dolorosi quelli che lasciano un segno, perché si può essere ricchi e potenti, ma nulla si può contro il dolore per la perdita di una persona cara. La morte non risparmia nessuno e il dolore è uguale per tutti.

E poi la ricchezza è davvero portatrice di felicità? Pagina dopo pagina sembra più che altro una brutta bestia da domare. Prendiamo Vincenzo e Ignazio II: trascorrono tutta la vita a lavorare, a costruire questo impero, senza mai godersi un solo giorno di riposo, senza mai godersi veramente questa ricchezza e finendo per morire prematuramente. Prendiamo invece Ignazio III: lui la ricchezza se la gode tutta, senza farsi sfuggire nulla, ma è proprio questo modo di viverla che lo porterà alla rovina. Alla fine che cosa è rimasto?

Informazioni su Giusy Vaccaro 439 Articoli
Autrice del blog Io Amo La Sicilia. Nata e cresciuta a Palermo, amo la mia terra, nonostante le sue infinite contraddizioni.

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