Museo delle Marionette di Palermo: la storia dell’opera dei Pupi Siciliani e non solo

L’Opera dei Pupi Siciliani, dichiarati dall’UNESCO Capolavori del patrimonio orale e immateriale dell’umanità, è indubbiamente l’opera teatrale più caratteristica e più rappresentativa della Sicilia. Si tratta di un tipo di teatro molto popolare, destinato un tempo soprattutto a persone di ceto medio-basso, che tramite l’ausilio di “pupi” ha raccontato per generazioni le gesta dei Paladini di Francia e dell’Orlando Furioso. Con l’avvento della tecnologia l’Opera dei Pupi Siciliani ha rischiato di sparire e di cadere nell’oblio ma è grazie all’opera di Antonio Pasqualino e di un gruppo di intellettuali siciliani che oggi questa tradizione non soltanto è stata salvaguardata, ma sta rivivendo una specie di seconda vita. Ma andiamo con ordine.

Come nasce l’opera dei Pupi Siciliani

Non è semplice risalire con certezza alla data in cui nasce l’opera dei Pupi Siciliani. Si tratta infatti di una tradizione orale che si tramanda di padre in figlio, e sulla quale ad oggi si possono fare diverse ipotesi. Quello che sappiamo è che un tempo in Sicilia le gesta dei paladini di Francia venivano raccontate da i contastorie, dei personaggi che attraverso “u cuntu”  e l’ausilio di una spada si esibivano  nelle piazze. C’erano anche i cantastorie, personaggi che sempre nelle piazze, e con l’ausilio di una chitarra e di cartelli, raccontavano storie di cronaca (come per esempio la storia della Baronessa di Carini). E poi ad un certo punto sono arrivati i pupi, ovvero delle marionette manovrate da fili, che mettevano in scena delle storie recitate, che sembrano un po’ l’evoluzione dei personaggi che ho citato prima.

Come e quando sono nati i pupi? Secondo una teoria i pupi hanno origine spagnola. Già se ne fa cenno nel capitolo 25° del Don Chisciotte, quando si fa riferimento ad un teatro dove dei pupi di legno mettono in scena una lotta con le spade. A seguito della dominazione spagnola, questa tradizione sarebbe giunta fino a noi.

Quello che sappiamo con certezza è che a partire dalla seconda metà dell’800 e fino agli anni ’50, l’opera dei pupi è stata la più importante forma di intrattenimento del ceto medio-basso. Ogni quartiere aveva il suo piccolo teatro, e tutte le sere andava in scena un0 spettacolo. Dal momento che si parlava di combattimenti e quindi di scene anche cruenti, era destinato solo ad un pubblico maschile. Periodicamente venivano rappresentate anche opere con scene di vita quotidiana, e solo in questo caso erano ammesse anche le donne.

Con l’avvento della televisione la gente ha cominciato ad abbandonare i teatri ed a preferire altro, condannando di fatto alla scomparsa questa forma di arte così antica.

Il Museo Pasqualino e la salvaguardia di un’antica tradizione

Nel 1965 Antonio Pasqualino, con l’ausilio di gruppo di intellettuali,  fonda L’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari. Insieme alla moglie raccoglie  testi di scena, pupi, teatrini ed arredi, salvandoli dalla distruzione. Crea una rassegna di opera dei pupi, invitando diverse compagnie, provenienti da tutto il mondo, ad esibirsi. 

Nel 1975, grazie al successo del festival ed ai viaggi che il professore fa raccogliendo molto materiale, nasce il Museo delle marionette Antonio Pasqualino. Negli anni ’80 il festival viene chiamato Festival di Morgana e giunge fino ai giorni nostri. Il museo attualmente custodisce oltre 5.000 pezzi.

Che cosa racconta l’Opera dei Pupi Siciliani

L’Opera dei Pupi Siciliani trae spunto da La Storia dei Paladini di Francia, lungo romanzo di Giusto Lo Dico, che unisce in un’unica opera  poemi epici come La Gerusalemme Liberata e L’Orlando Furioso. A portare in scena queste opere sono i maestri pupari che portano avanti un mestiere tutto familiare. Sono infatti i membri della famiglia a lavorare per mettere in scena le opere. 

Differenze tra i pupi palermitani e quelli catanesi

Il pupo palermitano è alto circa 90 cm e con l’armatura arriva a pesare 10 kg. Le gambe sono movibili ed esiste un filo di ferro che dà la possibilità di sguainare la spada. Il puparo era la figura fondamentale di tutta l’opera teatrale: si posiziona dietro le quinte e da lì manovra tutti i pupi; è lui stesso a dare voce a tutti i personaggi; non legge un copione ma segue una traccia principale, improvvisando sul momento alcuni dialoghi o alcune scene. La locandina dell’opera dei Pupi palermitana era formata da 8 scene, che davano il programma di più giorni.

Opera dei Pupi SicilianiIl pupo catanese è molto più grande e pensante rispetto a quello palermitano. Pesa infatti 30 kg e per tale motivo ci sono alcune differenze. Innanzitutto le gambe non sono movibili, ma fisse, in modo da scaricare il peso. Il puparo lo manovra dall’alto e le braccia si intravedono nella scena. Inoltre esistono dei parlatori che leggono la scena e danno voce ai personaggi. Cambia anche la locandina, che è unica per ogni spettacolo.

Opere UNESCO al Museo Pasqualino

All’interno del museo si possono ammirare altre opere che sono state dichiarate dall’UNESCO Capolavori del patrimonio orale e immateriale dell’umanità: oltre all’Opera dei Pupi siciliani troviamo il Ningyo Johruri Bunraku giapponese, il Wayang Kulit indonesiano, lo Sbek Thom cambogiano, il Namsadang Nori – Kkoktu-gaksi Norum coreano, il Karagöz turco e le Rūkada Nātya dello Sri Lanka. 

A completare la collezione anche marionette napoletane, marionette della tradizione italiana, le marionette danzanti sull’acqua Mua roi nuoc del Vietnam ed opere d’arte contemporanea realizzate per tre spettacoli che tra gli anni Ottanta e Novanta furono prodotti dal Museo internazionale delle marionette.

 

 

Informazioni su Giusy Vaccaro 439 Articoli
Autrice del blog Io Amo La Sicilia. Nata e cresciuta a Palermo, amo la mia terra, nonostante le sue infinite contraddizioni.

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